Gli ultimi giorni della Comune by Prosper-Olivier Lissagaray

Gli ultimi giorni della Comune by Prosper-Olivier Lissagaray

autore:Prosper-Olivier Lissagaray [Lissagaray, Prosper-Olivier]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Red Star Press
pubblicato: 2017-08-25T04:00:00+00:00


Capitolo VII

L’ordine regnava a Parigi!

Cavaignac aveva promesso il perdono e poi massacrò. Thiers aveva promesso il massacro e ne satollò l’esercito.

Non vi fu più a Parigi che un solo governo, l’esercito che aveva massacrato Parigi.

«Soldati e marinai, – disse Mac-Mahon – il pubblico applaude al successo dei vostri sforzi patriottici».

La città fu divisa in quattro grandi comandi agli ordini dei quattro generali Vinoy, Ladmirault, Cissey, Douay, e assoggettata al terribile regime dello stato d’assedio. Tutti i poteri devoluti all’autorità civile furono trasferiti nelle mani dell’autorità militare. Tutti i luoghi pubblici dovevano essere evacuati alle undici di sera. I teatri furono chiusi; l’affissione fu sottoposta al comandante in capo. I giornali dovettero ottenere l’autorizzazione per la pubblicazione; fu proibito lo strillonaggio. Manifesti affissi su tutti i muri annunciavano che ogni cittadino in possesso di qualsiasi arma sarebbe stato immediatamente arrestato e tradotto davanti a un Consiglio di guerra; che ogni casa dalla quale si fosse sparato sarebbe stata oggetto di un’esecuzione sommaria, vale a dire di un massacro. Parigi fu sorvegliata come una cittadella. In tutte le strade, in tutte le piazze, in tutti i crocicchi, i soldati erano accampati e le sentinelle vegliavano giorno e notte. Soltanto gli ufficiali dell’esercito, in uniforme, potevano circolare liberamente. Nessun lasciapassare fu concesso ai civili. La guardia nazionale fu disarmata e sciolta. L’entrata nella città divenne difficile e l’uscita impossibile. Poiché gli ortolani non potevano circolare liberamente, i viveri cominciarono a mancare.

Chiuso in tal modo questo immenso cerchio, l’esercito, aiutato dalla polizia, spingeva la selvaggina ai mattatoi. Quale altro nome si può dare a quelle corti marziali che spacciarono immediatamente, senza controllo, migliaia di esseri umani, senza nemmeno degnarsi di constatare la loro identità? Noi prendiamo, del resto, l’impegno di riportare solo i fatti dei quali siamo stati testimoni, o quelli che ci provengono da testimoni oculari, o quelli che sono stati riportati dai giornali dell’ordine, gli unici autorizzati a Parigi. Poiché le crudeltà dei Versagliesi sono state raccontate dai loro amici, siamo ben costretti a credervi.

Ecco, per nostro conto, quello che abbiamo visto.

La domenica mattina 28, alla barricata della piazza Voltaire, una cinquantina di guardie fatte prigioniere furono immediatamente fucilate. Spinti non da un’indegna curiosità, ma dall’aspro bisogno di vedere la verità, andammo vicino ai cadaveri stesi sul marciapiede del municipio, col rischio di essere veduti. I soldati, per disonorare le loro vittime, avevano messo sui loro petti delle scritte dove si leggeva: Assassini, Ladri. Una donna giaceva là quasi nuda. Dal suo ventre, aperto da un’orrenda ferita, le budella uscivano e si riversavano sul marciapiede. Un fuciliere di marina si divertiva a dividere queste interiora con la punta della baionetta e a vuotare così, fra le risa dei suoi camerati, il ventre di quella disgraziata. Nella bocca di qualche cadavere i salvatori di Parigi avevano ficcato dei colli di bottiglia e sul loro petto avevano scritto: Ubriaco.

Circa tremila federati catturati la notte precedente ai Père-Lachaise erano stati condotti alla prigione della Roquette. Nessuno di essi ne uscì. Dal mattino fino alle quattro di sera, fuori della prigione si continuarono a udire le esplosioni.



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